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Dal 1 gennaio 2023 tutta l’opera di Edward Curtis entra nel Public domain

Edward S. Curtis , nato il 16 febbraio 1868, vicino a Whitewater, Wisconsin, USA — morto il 19 ottobre 1952, Los Angeles , California, è stato un fotografo americano e cronista dei popoli nativi americani il cui lavoro ha perpetuato un influente immagine degli indiani come una “razza in via di estinzione”. Il suo monumentale “The North American Indian” (1907-1930), opera composta in 27 anni e composta da 20 volumi, 1500 fotografie e 4.000 pagine di testo, costituisce un importante compendio di materiale fotografico e antropologico su quei popoli indigeni del trans – Mississippi West che, come afferma Curtis nella sua prefazione, “conservavano ancora una grado considerevole i loro usi e costumi primitivi”.

L’intendimento di Curtis era quello di raccogliere testimonianze fotografiche, audio (effettuò oltre 10mila registrazioni su un registratore a cilindri di cera di lingue e canzoni dei nativi americani) e video di una civiltà che da lì a poco, Curtis ne era ben conscio, sarebbe scomparsa.
In the Land of the Head Hunters (chiamato anche In the Land of the War Canoes ) è un film muto del 1914 che narra il mondo deipopoli Kwakwaka’wakw della regione dello stretto di Queen Charlotte della costa centrale della British Columbia , Canada, scritto e diretto da Edward S. Curtis e interpretato interamente da nativi Kwakwaka’wakw.
Il film è stato selezionato nel 1999 per la conservazione nel National Film Registry degli Stati Uniti dalla Library of Congress come “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo”. È stato il primo lungometraggio il cui cast era composto interamente da nativi nordamericani; il secondo, otto anni dopo, era Nanook of the North di Robert Flaherty . La maggior parte del film è stata girata a Deer Island vicino a Fort Rupert , nella Columbia Britannica. È stato il primo lungometraggio realizzato nella Columbia Britannica ed è il più antico lungometraggio sopravvissuto realizzato in Canada.

Oltre 2.200 immagini in fotoincisione furono stampate su acqueforti secondo la tecnica della photogravure e con l’uso, a seconda della dimensione, di tre diversi tipi di carta: Van Gelder (costituita da fibre vegetali), Vellum (composta con l’uso di riso giapponese) e Tissue (di seta giapponese lavorata a mano). È stato calcolato che il pioniere-fotografo abbia stampato 272 set completi di quello che può essere considerato il suo unicum. Di tali copie, 220 sono quelle conservate presso istituzioni pubbliche e private, sia d’Europa che statunitensi.

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