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Quali paesi hanno a cuore l’ambiente e hanno anche agito per combattere davvero il cambiamento climatico? Il Climate Change Performance Index dell’ONG Germanwatch, del NewClimate Institute e del Climate Action Network tiene traccia delle prestazioni di protezione del clima di 59 paesi e dell’UE, che insieme sono responsabili del 92% delle emissioni globali di gas serra.
L’ultima edizione dello studio avverte che nessun paese è sulla buona strada per limitare il riscaldamento globale sulla Terra a 1,5°C, quindi a nessuna nazione è stata assegnata la classificazione di prestazione “molto alta”. Tenendo presente questo, Danimarca, Svezia e Cile sono stati i paesi che hanno ottenuto i risultati migliori nella categoria delle prestazioni “alte”, seguiti da Marocco e India.
Quest’ultimo paese nel complesso è uno dei maggiori inquinatori al mondo, ma poiché l’indice si basa su numeri pro capite per il consumo di energia e le emissioni di gas a effetto serra, si comporta bene. Inoltre, la politica indiana sul cambiamento climatico ha ricevuto il quinto punteggio più alto nell’indice, anche se questa è ancora valutata come una performance “media” rispetto all’obiettivo di 1,5°. Per quanto riguarda l’uso, la tendenza e l’obiettivo dell’energia rinnovabile, anche la performance dell’India è classificata come “media”. Secondo il rapporto, il paese era sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di emissione per il 2030, ma non quelli per le energie rinnovabili del 2030.
Iran, Arabia Saudita e Kazakistan, invece, sono gli ultimi tre paesi nel confronto. L’Iran è uno dei pochi paesi al mondo che non ha ancora ratificato l’accordo di Parigi ed è anche tra le 20 nazioni con le maggiori riserve di petrolio e gas attualmente sfruttate al mondo.
La Cina e gli Stati Uniti, anch’essi tra i maggiori emettitori al mondo, registrano risultati scarsi su base pro capite. Gli Stati Uniti perdono punti anche per il loro uso di energie rinnovabili, mentre la Cina delude sulla politica sul cambiamento climatico. Il paese è sceso di 13 posizioni rispetto allo scorso anno e il suo sviluppo di carbone ed energia rinnovabile in tandem, nonché i suoi obiettivi di emissione tutt’altro che concreti oltre il 2030, sono punti di contesa per i creatori dell’indice.
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